lunedì 8 febbraio 2010

CIAO FRANCO, UN PEZZO DI STORIA CHE CI ABBANDONA

08.02.2010 01:18 di Giovanni Montopoli
Fonte: 24oredisport.com

DI ALBERTO UNGARELLI

Franco Ballerini era nato a Firenze l’11 dicembre del 1964 e dopo una brillante attività giovanile era passato professionista nel 1986 con i colori della Magniflex, collezionando nel 1987 la prima vittoria alle Tre Valli Varesine.
Nel 1989 vince il Gran Premio Città di Camaiore e nel 1990 con i colori della Del Tongo conquista le vittorie nel Giro del Piemonte, nella Parigi Bruxelles, nel Giro di Campania e nel Grand Prix des Ameriques.
Nel 1991 vince il Giro di Romagna e la tappa Torino – Morbegno al Giro d’Italia, mentre dal 1993 inizia il grande rapporto con la Parigi Roubaix, giungendo sul secondo gradino del podio.
Nel 1994 con i colori del Team Mapei è terzo, mentre nel 1995 corona finalmente il suo sogno vincendo a braccia alzate la corsa che forse ha più amato, successo che poi bisserà nel 1998.
Nel 2001, l’anno del suo ritiro dalle corse, giunse a Roubaix al 32mo posto, indossando una maglietta con scritto “Merci Roubaix” e gli spettatori del Velodromo lo accolgono da trionfatore con una standing ovation, premiandolo poi con la cittadinanza onoraria.
Tre mesi dopo il ritiro, Ballerini viene nominato commissario tecnico della nazionale italiana e sotto la sua guida il ciclismo italiano vive un momento di particolare splendore, dopo anni di appannamento.
Sono infatti 4 i titoli mondiali vinti dal 2002 al 2008.
Cipollini vince a Zolder nel 2002, Bettini fa la doppietta nel 2006 e 2007 a Salisburgo e Stoccarda, e Ballan vince a Varese nel 2008.
Nel mezzo un titolo olimpico sempre con Bettini ad Atene nel 2004.
Qualcuno ha scritto che la grandezza di Ballerini stava nella sua enorme professionalità , nelle sue indubbie doti morali, nella sua umiltà e gentilezza, oltre al fatto che aveva reso grande una nazionale senza di fatto poterla mai allenare.
Agli allenamenti sopperiva con la sua affabilità, con la sua capacità di stare con i corridori di seguirli passo dopo passo nelle varie competizioni e di essere amico di tutti, senza che questo però gli impedisse di criticare atteggiamenti o comportamenti per lui non tollerabili.
E poi c’era la sua voglia di parlare e di sentire gli umori della folla, le parole dei tifosi; la sua faccia simpatica e le sue basette inconfondibili si mescolavano con i visi della gente al via od al traguardo delle varie manifestazioni.
Meticolosa era poi la programmazione alle gare, che lo portava a studiare i percorsi sin dall’anno prima dell’evento; a novembre era partito per l’Australia per visionare il campo di gara del Mondiale 2010.
A chi gli chiedeva se non era troppo giovane per fare il C.T. Ballerini rispondeva che non c’era una età giusta per diventarlo, ma che sicuramente una qualità era conoscere bene la psicologia dei corridori per capire chi sarebbe stato il più in forma nell’unico giorno di gara della squadra.
Le sue qualità morali, che gli avevano consentito di vincere il premio Sportivo più nel 1995, lo vedevano in prima linea nella lotta al doping.
Negli ultimi anni si era appassionato ai motori e soprattutto ai rally, dove partecipava come navigatore; nel mese di novembre aveva partecipato al Rally di Pistoia e poi all’ultimo Rally di Monza con il suo grande amico Paolo Bettini come pilota.
Oggi domenica 7 febbraio 2010 il ciclismo italiano si è alzato ed ha scoperto di aver perso un grande uomo andato in fuga verso un altro traguardo e quella immagine della Clio senza il muso ha fatto commuovere e piangere molti.

Nessun commento: